PREFAZIONE RETICENTE

Questa è un'antiprefazione. O se preferite, è una prefazione contro l'autrice. Perché questo libro non ha bisogno di prefazioni, non è concepito come un saggio o un trattato da introdurre, ma è un libro che va letto senza mediazioni, intrusioni d'altri. Ero perciò contrario a scrivere una prefazione e da qui la mia "contrarietà" verso Luciana Vasile che invece ritiene l'opposto.
Devo subito dopo confessare che questo è l'unico motivo di ostilità verso le pagine che seguono. Perché poi, non so se con soddisfazione o preoccupazione, per l'autrice e per il prefatore, ho trovato nelle sue riflessioni, nei suoi ricordi, nei suoi giudizi una larga e profonda sintonia.
Chi si aspetta un'opera narrativa, un romanzo, resterà probabilmente deluso. Chi si aspetta un saggio, come già accennavo, non avrà sorte migliore.
Perché questo è un libro introspettivo, e vorrei dire quasi introflesso. Forse un non libro, se consideriamo il suo titolo "danzadelsé": un libro è un balcone che si sporge sui lettori, è una finestra che si apre sul mondo. Queste pagine, invece, sono una specie di diario interiore che si affaccia appunto nel sé. Certo, non mancano precedenti, ci sono state estrose variazioni del modello proustiano, ed io stesso, alle volte, ho scritto libri che avevano anche quella chiave di lettura, di un diario interiore. E forse per questo, Luciana Vasile ha chiesto che io lo presentassi e non si è arresa di fronte alla mia protesta sull'impossibilità di scrivere a questo libro una prefazione. Ho conosciuto Luciana Vasile come scrittrice, l'ho poi incontrata in due tre convegni in cui ero relatore. Ho poi saputo che è la figlia di Turi Vasile, un uomo di valore e di cultura che ho conosciuto. E che ritroverete nelle pagine di questo libro.
Mi limito laconicamente a questo accenno, alludo al libro, come si usa nelle associazioni mafiose. Non ne parlo, omertà. Evito giudizi e lusinghe. Dico solo che è scritto bene e sul filo dell'autenticità, si avverte il percorso verace di un'anima. Ma mi fermo, non vado oltre. Mi scuso con Luciana Vasile per questa prefazione reticente e con voi lettori per questa intrusione un po' indecente.
Marcello Veneziani