Prefazione di Giulio Panzani (giornalista)

Per il verso del pelo - Pagina 1

Un sogno. E soprattutto un viaggio all’interno di se stessa, della propria anima, delle “esperienze” –potremmo dire- che una forte personalità ha comunque connotato d'accenti esclusivamente intimistici. Questo libro, infatti, anche se all’apparenza nasce come una “storia”, come un romanzo, si rivela pian piano una forma di lettura dell'idealità femminile in un’epoca, quella del Terzo Millennio, nella quale il filo che unisce i passi del tempo, con le sue cadenze immutabili e la romantica ambizione a gettare oltre l’orizzonte i colori delle proprie albe e dei propri tramonti, per comporre con essi qualcosa in grado di sopravviverci, sembrano dissolversi in scansioni d’ombre, se non addirittura di un gelido nulla. Cosi’, per Luciana Vasile, struggente interprete di se stessa che dichiara fin dall’inizio, con una “copertina” di Magritte, il suo rifiuto dell’omologazione e del concetto di assenza intesa nella sua definizione ultima, questo “romanzo” è, piu’ che la narrazione di una vicenda con i suoi personaggi, le sue emozioni, i suoi momenti poetici e le lacerazioni che si ricompongono solo nella forte e al contempo delicata, vulnerabile essenzialità dell’autrice, l’occasione ricercata di una serie di attestazioni esistenziali, di speculazioni –potremmo dire- di una filosofia assolutamente non banale dell’universo entro cui, sconfinatamente, si configurano situazioni e riflessioni, e dunque una “proposta” assai piu’ completa di un “racconto”, ovviamente solo per chi sia in grado di recepirla cogliendone l’essenza.

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